10° Cronaca Vorabea: VERSO LA PACE

Vacanzieri Vorabei,
ci siamo quasi.
Le agognate vacanze stanno per arrivare e il mese del fermi-tutti sta per palesarsi.
Qualcuno, anzi qualcuna, nello specifico la Silvia ditta Cocco, ha già iniziato da un pezzo a girare per il mondo immaginando possibili gemellaggi tra il Bacchiglione e il Mekong, quello vero, in Vietnam.
I vogatori vorabei, per nulla impigriti dall’imminente sosta feriale continuano indefessi (fessi soprattutto) a risalire le acque sempre più basse del fiume padovano diretti in devoto pellegrinaggio dalla Giovanna ditta l’Ostessa, a Tencarola, nella speranza di ritrovare nell’ameno chiostro, presso il ponte azzurro, quella pace del corpo e dello spirito cui tutti gli amanti del remo anelano.
Venerdì 21 luglio, però, si manifestavano anche le prime difficoltà per gli accaldati ma non scoraggiati vogatori: il livello dell’acqua del canale è infatti così basso tanto da risultare pericoloso per la salute del guscio del sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio salirci sopra in più di una persona.
Data la scarsità della portata d’acqua il fondo della barca all’ormeggio sotto il salgaro del Ponte dei Cavai al Bassanello, praticamente, è appoggiato ai pali che sorreggono l’argine, conficcati sul fondo stesso del canale. Ciò significa che salire a bordo con più persone per armare la barca di paioli, forcole e remi potrebbe anche comportare lo sfondamento della suddetta. Ecco perché, per realizzare la preparazione alla navigazione, il sandolo è stato portato più avanti.
La mancanza della copertura protettiva o tiemo ditto cagnaro della Maria ditta Pasionaria e di Maurizio ditto Zinghero ha inoltre incentivato qualche idiota bontempone di passaggio a salire sul sandolo nel tentativo di scioglierlo e abbandonarlo alla corrente. Non riuscendo nell’intento perché, saggiamente, la barca è incatenata all’albero, il tale ha pensato bene di danneggiare ugualmente la compagnia scaraventando nel fiume il grosso parabordi usato dai vorabei come protezione ad ogni approdo.
L’innovativo primigenio armo remiero che vedeva Mapo ditto Brasso Bon, poppier, Valter ditto Laj, sentina, Adriano il Maestro ditto Rovinassi al lai, Antonio ditto Aedo, provin e Luca, me medesimo, ditto Omero a zavora, si occupava immediatamente di recuperare il parabordi che, galleggiando, si era fermato verso l’imbocco del vecchio canale Alicorno.
L’impresa sarebbe stata facilissima se non fosse che vogare sul canale interno risulta quasi impossibile data l’esuberante infiorescenza di vegetazione che blocca ogni impalata.
Con molta buona volontà e qualche porcone da parte del poppier l’impresa è comunque riuscita: salpato a bordo il parabordi il sandolo veniva condotto sulle acque aperte del fiume e lanciato verso la meta dell’osteria.
Il meteo non ha regalato i consueti colori del tramonto rosso sull’acqua ma ha comunque garantito una splendida e filante risalita verso il Ponte di Tencarola.
Poco prima della ferrovia Valter ditto Laj, si godeva un meritato riposo a zavora lasciando a Luca, ditto Omero, l’abituale posto di sentina.
Il ritmo era così sostenuto e il desiderio di sedersi al desco delle Antiche Cantine da Zaccaria era così evidente e traente che Antonio ditto Aedo, poco dopo l’incrocio con il canale Brentelle lasciava il posto di provin ad Adriano il maestro ditto Rovinassi, per sedersi e riposarsi a zavora, esclamando: “Ma spingete così tanto perché avete paura che la Giovanna finisca il cibo?” mentre, finalmente, Valter ditto Laj, riprendeva la sua posizione al lai. È evidente che la prospettiva del ristoro motiva altamente ritmo e forza dei remi!!!
Accolti a Tencarola dalle fresche fette di melone della Donatella ditta Tella e dai gioiosi guaiti della Coca Cola ditta Pepsi, gli stanchi e affamati vogatori potevano sedersi al fresco del cortile per gustare la frittura di pesce dell’Ostessa, insieme alla Laura ditta Castragatti, a Maurizio ditto Brasso de Fero e alla Franca ditta Meagodo.
La nostra sacerdotessa del gusto, la Giovanna ditta l’Ostessa, non ha deluso le aspettative e ha permesso ai regatanti di concludere la mistica esperienza con la dolcezza della sua fugassa.
Commossi per tanto spirituale trasporto, i vorabei, riprendevano a tarda notte, il viaggio verso il Bassanello e si dileguavano nell’oscurità e nella frescura della notte patavina.

Basi metaforici.
Luca ditto Omero



















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