13° Cronaca Vorabea: CANTIERE

Operosi vorabei.
L’attività allo squero-cantiere del ponte dei cavai, al Bassanello, è ripresa con una alacrità ed una lena commoventi (anche se, secondo Mapo ditto Brassobon, tale aggettivo andrebbe attribuito ad altre, diciamo, “circostanze”). La narrazione seguente e le relative foto documentali sono di chi c’era e c’è. Spero alimentino lo zelo carpentiere che anima tutti i sodali della nostra anarchica compagnia! (Luca ditto Omero)

Grande fermento in questa coda d’estate sotto il Ponte dei Cavai.
Tutto è cominciato il 24 agosto con il rientro dalle ferie di Mapo “Brasso Bon” che al solo pensiero di dover riaprire lo studio ha pensato bene di trovare qualcosa di meglio da fare.
L’idea era quella di recuperare due tavole, lunghe sei metri, necessarie per dotare di una nuova falchetta la Creola Vorabea, i cui lavori di ricostruzione erano ormai fermi da tempo. Prima delle ferie avevamo individuato dove era possibile fare l’acquisto e si trattava quindi di pagare, ridurre le tavole a misura e trasportarle in cantiere.
Destino però ha voluto che il venditore di legnami fosse ancora chiuso per ferie con ciò creando un tempo vuoto che non si poteva non riempire.
Per prima cosa ci siamo dedicati alla progettazione e realizzazione di un nuovo “cagnaro” per coprire Ore d’Oblio in sostituzione di quello parzialmente sottrattoci dalle intemperie, utilizzando scampoli di teloni impermeabili residuati da vecchie campagne pubblicitarie.
Troppo poche però sono state le distrazioni e dopo una giornata di lavoro la nuova copertura, “cagnaro 2.0”, era stata pressochè completata. Il seguito dimostrerà che era meglio dedicare maggiore tempo e attenzione alla sua realizzazione. Avendo infatti ancora molto tempo a disposizione prima che riaprisse il venditore di legnami, dal cagnaro siamo passati ad infierire sulla barca.
Il proposito, minimale, era quello di preparare dei piccoli tasselli per fissare le viti che tengono i ferri che corrono lungo il bordo superiore della falchetta per proteggerla dagli urti. I più attenti avranno infatti visto che spesso i ferri penzolavano malamente dal bordo o erano tenuti con pezzi di spago e qualche vite passante.
Sta di fatto che il primo tassello da realizzare, nel giro di un quarto d’ora è cresciuto dal paio di centimetri di diametro previsti ad una dimensione di 20 x 30. A forza di togliere marcio e cercare legno sano cui affidare la tenuta delle viti Brasso Bon aveva segato un intero pezzo di falchetta.
Da questo, a tirare in secca la barca per poter lavorare meglio, il passo è stato breve. Ma con la barca in secca perché non sistemare anche quelle altre piccole magagne che ci infastidivano? Ci siamo così trovati, in quattro o cinque punti della barca, nella connessione tra piane, ordinate e coppo, a ravanare nel marcio. La passione e l’impeto con cui tale impegno è stato affrontato è stato tale che dopo poco ne ha fatto le spese anche il fondo da cui è spuntata la faccia soddisfatta di Brasso Bon che, quando si tratta di eliminare il marcio, non è medico pietoso.
Completato, giovedì 31, il grosso dei ripristini, il cantiere è stato sospeso per il previsto maltempo e la barca è stata coperta con il nuovo cagnaro.
La domenica, alla riapertura del cantiere, abbiamo appurato che il “cagnaro 2.0” aveva resistito bene al vento, non altrettanto al peso dell’acqua, rallentando la tabella di marcia che prevede resinatura e ridipintura dell’interno barca.
Proseguirà quindi nei prossimi fine settimana l’attività del cantiere che prevede, oltre al lavoro delle maestranze e di quanti vogliono aiutare, colazioni, grigliate, pranzi sotto il salice, aperitivi serali e riposini in amaca. Attività collaterali cui hanno contribuito, nella settimana passata, rendendoci meno gravoso il lavoro, Cinzia “Fulvia”, Silvia “Cocco”, Luca “Omero”, Maurizio “Brasso de Fero”, Franca “Meagodo” Marina “Liquidator”, “Boris Premrù, Tella “Tella”, il Maestro Rovinassi e quanti altri sono passati sotto il ponte dei Cavai.

Basi metaforici

Valter ditto Laj















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