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Cronaca vorabea: BIANCAZZURRA (di nuovo)
Preoccupati
Vorabei, temevate (o forse speravate) che ci fossimo stancati di tediarvi con
il periodico resoconto di quanto avviene in riva al Bacchiglione o negli altri
rivi dove ci porta Ore d’Oblio?
Non è così, semplicemente per un
paio di settimane non c’è stato nulla di significativo da condividere, ma è
giunto il tempo di un aggiornamento che potrete trovare al solito indirizzo del
nostro blog.
Ore d’Oblio ha ritrovato i suoi
colori bianco e turchin.
Non si può dire che il lavoro sia finito, ci sono ancora
molte imperfezioni e tanti ritocchi da fare, ma fortunatamente ad un certo
punto siamo arrivati al fondo del barattolo e abbiamo rinviato le rifiniture ad
una futura disponibilità di colore.
Nel frattempo, complice il perdurare del bel tempo, abbiamo
mantenuto la buona abitudine di recarci dall’ostessa il venerdì sera.
L’accorciarsi delle giornate ha però fatto sì che la voga al
buio divenisse caratteristica non solo del ritorno, ma anche dell’andata,
aggiungendo nuove prospettive e visioni all’abituale gita. Singolare, ad
esempio, quando si incrocia il ponte della ferrovia, che nasconde ancora il
ponte della tangenziale, il fenomeno del transito delle auto sul fondo del
fiume.
Sempre diversi gli equipaggi: venerdì 29 settembre col
Maestro Rovinassi, Omero, Laj e Aedo, sostituito al ritorno da Silvia detta Cocco,
abbiamo ospitato a zavorra Claudia, senza ditto, collega del professor Bianchi
(per tutti Luca Omero); venerdì 6 ottobre andata in tre con Brasso Bon,
Rovinassi e Laj ai quali si è aggiunto al ritorno Tre Metri; venerdì 13 ottobre
Rovinassi, Laj, Umberto detto Piave e Vica detta Spirito, sostituita al ritorno
da Cocco. In osteria, inoltre, ci hanno raggiunto anche Tella, Laura
“Castragatti”, Cinzia “Fulvia”, Giovanna “Do Risi” e Francesco “Manina”.
La somiglianza di quest’ultimo con il poeta sandonatese da
poco scomparso Evandro Della Serra (al secolo Luigi Digito, oste e casoin), ha
ispirato Umberto “Piave” a leggerci, in sandonatese stretto una sua poesia dal
titolo “Bronze descuerte” che non riporto ma che potete eventualmente leggere con
tanto di traduzione al sito
Riporto invece le sue note biografiche che lo qualificano
vorabeo ad honorem: Evandro Della Serra
non esiste. Se esistesse sarebbe nato il 15 giugno 1961, avrebbe avuto una vita
travagliata e avventurosa. Ma non esiste. Quello che scrive le poesie al posto suo è un ignorantissimo, gretto indigeno della Piave di cui
non val nemmeno la pena ricordare il nome. Gli studi del poeta si riassumono in
breve: raggiunta la licenza elementare solo a suon di razioni di suino e altre
regalie alla maestra, viene iscritto alla scuola della bauchera dove rimarrà
parcheggiato dieci lunghi anni, imparando praticamente “un casso”, come ebbe a
dire il suo povero padre, fortunatamente defunto senza vedere il suo figliolo
nella, per così dire, maturità.
Tornando alla nostra, per così dire, maturità, quello stesso
venerdì, chiamata da Brasso Bon che vogando la settimana precedente aveva detto
“chissà come sarà con la nebbia”, abbiamo vogato quasi a palpo, mantenendoci
sempre abbastanza vicini a riva in modo da poter vedere, e quasi toccare il
profilo degli alberi.
Ad ogni venerdì di vogata è seguito un sabato di cantiere (dove
ci siamo esibiti nella pittura dell’interno con la barca in acqua) e barbecue
sotto il salice con la partecipazione, in ordine sparso, di Brasso Bon, Aedo,
Beatrice detta Musa, Maurizio Brasso de Fero, Silvia “Cocco”, Cinzia “Fulvia”,
Margherita senza ditto, Giovanni e Diego, con la sua cagnolina Yuna, di
professione, temporaneamente, artista di strada (giocoleria) al semaforo del
Bassanello verso via Guizza.
Poiché Yuna è scappata lunedì prendendo paura per una
sciocchezza, se qualcuno avesse notizia di un ritrovamento in zona santa croce
ce lo faccia sapere.
Poche foto, sia perché di notte non vengono bene, sia perché
molte sono state perdute con il telefonino di Laj che ha deciso di pensionarsi.
Tra queste una foto di Diego e Yana tratta da facebook per eventuali notizie di
Yuna.
Basi metaforici
Valter ditto Laj
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