22° Cronaca vorabea: ALLENAMENTI

Pasquettanti vorabei,
chi l’avrebbe mai detto! Febbraio e marzo si sono rivelati, da un punto di vista vogatorio e meteorologico, molto peggio del mese innominabile! Pioggia, vento, persino neve, hanno spento ogni velleità di voga impedendo qualsivoglia attività. Il nuovo tiemo, o cagnaro, amabilmente assemblato da Valter ditto Laj e da Mapo ditto Brasso Bon, con pezzi di telone da camion di risulta, non ha resistito alle intemperie e ha trasformato in vasca da bagno piena il povero sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio. Per fortuna che Donna ditta Donna, passando per di là in bici ha lanciato un grido d’allarme circa le precarie condizioni dell’imbarcazione.
Subito, si fa per dire, con solerte alacrità, Valter ditto Laj insieme ad Adriano il Maestro, ditto Rovinassi, si sono precipitati a svuotare con secchi e sessole il natante in pericolo.
Per stavolta non affonda!

Ma, come diceva il grande Eduardo: “ha da passà a nuttata!”
E finalmente, a Pasquetta, l’attracco del ponte dei Cavai al Bassanello ha ripreso vita.
Con la scusa di portare a termine i lavori al sandolo da fossina ditto Creola Vorabea, per il quale, dopo un isolante manto di resina epossidica, si è giunti alla fase della verniciatura, il variegato e strampalato popolo vorabeo si è radunato per riprendere l’allenamento ai remi, pochi, e ai punti di ristoro, i più.
La Pasqua bassa, molto vicina all’inverno, ha riservato al lunedì di Pasquetta un caldo sole primaverile, gli alberi mostravano solo i primi segni di rinascita estiva ma l’aria era decisamente festaiola.
L’allenamento ai punti di ristoro si è subito mostrato in tutta la sua durezza.
Interrotti quasi subito i lavori di verniciatura si è apparecchiata la tavola: torta pasqualina farcita, frittate alle erbe, salami, grigliata a base di salsiccia e costicine, vini rossi e bianchi, dolci vari e una strana bottiglia di Coca Cola che ha attirato l’attenzione dei vorabei. Si è verificato che non conteneva lo zuccheroso intruglio. Anzi, posso assicurare che chi l’ha assaggiata, dopo, era molto allegro!
All’allenamento si sono associati anche Alessandro, Laura, Leonardo, Federico, Niccolò e la piccola Alice, da Felegara (PR), amici di vecchia data di me medesimo, Luca ditto Omero.
Gli emiliani sono rimasti attoniti di fronte alla serietà e all’impegno profusi dai vorabei e, per smaltire le calorie assunte, si sono impegnati anche in poderose pedalate sulle river bike di Maurizio ditto Brasso de Fero.
È stata un duro impegno ma i vorabei hanno dato il meglio di sé!

Ma non ci si è allenati solo ai punti di ristoro!
La Vogalonga si avvicina, domenica 27 maggio, e bisogna riprendere dimestichezza con i remi. La Coca Cola ditta Pepsi ci ha provato a convincere Valter ditto Laj a dedicarsi ad un immeritato riposo ma, armato il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio, ci si è diretti, affondando i remi nella poca acqua presente nel canale, verso la Specola.
E qui i parmigiani, nel senso dell’Emilia, non del formaggio, hanno mostrato doti di voga inattese. Alessandro, alle prime armi e per la prima volta alle prese con la voga veneta, ha dimostrato ineffabile perizia, senza perdere, quasi mai, il remo e meritandosi sul campo il ditto di Taro (dal nome dell’omonimo fiume che attraversa la Val Parma).
Mamma Laura, sostenuta dal tifo della piccola Alice, ci ha provato, ma la attendiamo al prossimo tentativo, è stata rimandata: “Eppure sembrava così facile quando vogavate voi!” è stato il suo commento!

Al rientro al ponte dei Cavai, un altro equipaggio si è cimentato nella voga ma mi manca documentazione fotografica poiché, dato il mio precario equilibrio causato dalla malattia, sono scivolato nel fiume, macchina fotografica compresa! L’acqua non era neanche tanto fredda.

Basi metaforici


Luca ditto Omero






























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