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Cronaca vorabea: ALLENAMENTI
Pasquettanti
vorabei,
chi
l’avrebbe mai detto! Febbraio e marzo si sono rivelati, da un punto di vista
vogatorio e meteorologico, molto peggio del mese innominabile! Pioggia, vento,
persino neve, hanno spento ogni velleità di voga impedendo qualsivoglia
attività. Il nuovo tiemo, o cagnaro, amabilmente assemblato da Valter ditto Laj
e da Mapo ditto Brasso Bon, con pezzi di telone da camion di risulta, non ha
resistito alle intemperie e ha trasformato in vasca da bagno piena il povero
sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio. Per fortuna che Donna ditta Donna, passando
per di là in bici ha lanciato un grido d’allarme circa le precarie condizioni
dell’imbarcazione.
Subito,
si fa per dire, con solerte alacrità, Valter ditto Laj insieme ad Adriano il
Maestro, ditto Rovinassi, si sono precipitati a svuotare con secchi e sessole
il natante in pericolo.
Per
stavolta non affonda!
Ma,
come diceva il grande Eduardo: “ha da passà
a nuttata!”
E
finalmente, a Pasquetta, l’attracco del ponte dei Cavai al Bassanello ha
ripreso vita.
Con
la scusa di portare a termine i lavori al sandolo da fossina ditto Creola
Vorabea, per il quale, dopo un isolante manto di resina epossidica, si è giunti
alla fase della verniciatura, il variegato e strampalato popolo vorabeo si è
radunato per riprendere l’allenamento ai remi, pochi, e ai punti di ristoro, i
più.
La
Pasqua bassa, molto vicina all’inverno, ha riservato al lunedì di Pasquetta un
caldo sole primaverile, gli alberi mostravano solo i primi segni di rinascita
estiva ma l’aria era decisamente festaiola.
L’allenamento
ai punti di ristoro si è subito mostrato in tutta la sua durezza.
Interrotti
quasi subito i lavori di verniciatura si è apparecchiata la tavola: torta
pasqualina farcita, frittate alle erbe, salami, grigliata a base di salsiccia e
costicine, vini rossi e bianchi, dolci vari e una strana bottiglia di Coca Cola
che ha attirato l’attenzione dei vorabei. Si è verificato che non conteneva lo
zuccheroso intruglio. Anzi, posso assicurare che chi l’ha assaggiata, dopo, era
molto allegro!
All’allenamento
si sono associati anche Alessandro, Laura, Leonardo, Federico, Niccolò e la
piccola Alice, da Felegara (PR), amici di vecchia data di me medesimo, Luca
ditto Omero.
Gli
emiliani sono rimasti attoniti di fronte alla serietà e all’impegno profusi dai
vorabei e, per smaltire le calorie assunte, si sono impegnati anche in poderose
pedalate sulle river bike di Maurizio ditto Brasso de Fero.
È
stata un duro impegno ma i vorabei hanno dato il meglio di sé!
Ma
non ci si è allenati solo ai punti di ristoro!
La
Vogalonga si avvicina, domenica 27 maggio, e bisogna riprendere dimestichezza
con i remi. La Coca Cola ditta Pepsi ci ha provato a convincere Valter ditto
Laj a dedicarsi ad un immeritato riposo ma, armato il sandolo buraneo ditto Ore
d’Oblio, ci si è diretti, affondando i remi nella poca acqua presente nel
canale, verso la Specola.
E
qui i parmigiani, nel senso dell’Emilia, non del formaggio, hanno mostrato doti
di voga inattese. Alessandro, alle prime armi e per la prima volta alle prese
con la voga veneta, ha dimostrato ineffabile perizia, senza perdere, quasi mai,
il remo e meritandosi sul campo il ditto di Taro (dal nome dell’omonimo fiume
che attraversa la Val Parma).
Mamma
Laura, sostenuta dal tifo della piccola Alice, ci ha provato, ma la attendiamo
al prossimo tentativo, è stata rimandata: “Eppure
sembrava così facile quando vogavate voi!” è stato il suo commento!
Al
rientro al ponte dei Cavai, un altro equipaggio si è cimentato nella voga ma mi
manca documentazione fotografica poiché, dato il mio precario equilibrio
causato dalla malattia, sono scivolato nel fiume, macchina fotografica
compresa! L’acqua non era neanche tanto fredda.
Basi metaforici
Luca ditto Omero
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