26° Cronaca Vorabea: VERSO LA LAGUNA

Rivoluzionari vorabei,
nel maggio del 1968, cinquanta anni fa, in Francia, al grido di “ce n’est q’un début” (trad. “è solo l’inizio”), giovani e meno giovani cercavano di cambiare il mondo!
Con meno velleità e impeto rivoluzionario ma con la stessa determinazione, anche i vorabei hanno dato il via alla prossima Vogalonga del 20 maggio.

Sabato 12 maggio, più o meno alle 9 del mattino, il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio lasciava l’ormeggio al Ponte dei Cavai al Bassanello in direzione Venezia, formazione di partenza: Adriano il Maestro ditto Rovinassi, poppier, Alessandro ditto Camomilla, sentina, Valter ditto Laj, al laj, Mapo ditto Brasso Bon, provin, Beatrice ditta Musa, zavora e Antonio ditto Aedo a far foto lungo il tragitto.
A dir la verità, alle 8 di mattina, tre imbarcazioni cariche di vogatori degli amici Rari Nantes erano già alla chiusa di Voltabarozzo ma, si sa, nello statuto mai scritto della Vo.Ra.Be. è sancito che le cose vanno compiute sempre sotto la protezione della nostra patrona, Santa Calmina, e quindi ogni cosa va affrontata con l’opportuna flemma e lentezza.

Passate le chiuse di Voltabarozzo, Noventa e Stra, i vorabei pensavano bene di fermarsi per la prima merendina, ma non posso documentare perché io, di sabato mattina, sono in aula, e ho raggiunto i vogatori a Paluello di Stra, al molo dell’amico Ristorante da Caronte.
Mapo ditto Brasso Bon, con una spalla acciaccata, se n’era già andato mentre gli altri pensavano bene di rinfrescare le membra affaticate con esercizi di stretching, come documentato dalle foto!
Durante il pranzo a base di torta salata alle verdure, salame e vino Gutturnio Superiore, regalato ai vorabei da Alessandro da Parma ditto Taro, il livello culturale dell’assemblea si è mantenuto altissimo avviando una strampalata discussione sul contrasto tra forma e sostanza all’interno dei rapporti sociali.
Come sempre non si è giunti a nessuna conclusione plausibile!

Per questo dopo caffè e un provvidenziale Tiramisù che aveva attirato le attenzioni voluttuose di Alessandro ditto Camomilla, l’armo rivoluzionato riprendeva la via del naviglio del Brenta.
Beatrice ditta Musa, tapina, veniva esaudita nel suo desiderio di vogare e veniva collocata a provin mentre io, Luca ditto Omero, occupavo il mio solito posto a sentina e Alessandro ditto Camomilla digeriva il tiramisù a zavora.
Antonio ditto Aedo, dopo aver vogato da Stra a Paluello, seguiva il sandolo in auto, facendo, a Dolo, strani incontri con personaggi antichi. Del resto è normale che dall’Oblio del sandolo buraneo si passi direttamente ai viaggi nel tempo!
Beatrice ditta Musa scandiva il ritmo di voga per un bel tratto, poi, prima di giungere a Mira Porte, compreso che il suo ruolo fondamentale, sulla barca, è quello di tenerla discosta dalle pareti della chiusa, cedeva il posto ad Alessandro ditto Camomilla. Giunti al molo del mitico Giorgio, Adriano il Maestro ditto Rovinassi riparava la deviazione del brocon di prua, rimediata sbattendo contro l’approdo di Caronte a Paluello. Un martello, nelle mani di un ingegnere, fa miracoli!

A Mira Porte, dopo il tentativo di Valter ditto Laj di saccheggiare un saresaro (ciliegio), l’armo si concedeva una “pausa gelatino” in attesa del cambio di equipaggio. Nell’ultimo tratto della prima tappa del viaggio verso la Laguna io Luca ditto Omero, e Beatrice ditta Musa cedevamo il nostro posto alla voga a Evina ditta Mussakà, ad Antonio ditto Aedo e alla fresca di nomina AD Margherita ditta DoConti.

Sarà stato per il canale in discesa, sarà stato per le 6 persone in barca, non lo so, ma alle 19:15 il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio giungeva alla chiusa di Moranzani.
Mentre alcuni vorabei rientravano a Padova, contenti che il temporale non ci avesse mai raggiunti pur avendo fatto sentire più volte la sua voce tonante, Alessandro ditto Camomilla insieme ad Evina ditta Mussakà, restavano in tenda sull’argine del naviglio del Brenta a fare la guardia sino all’indomani. Con dei sorveglianti così feroci nessuno ha osato nemmeno avvicinarsi al sandolo!

Domenica 13 maggio, alle 10 del mattino, Adriano il Maestro ditto Rovinassi, a poppier, io Luca ditto Omero a sentina, Valter ditto Laj al laj e Alessandro ditto Camomilla a provin, con la Evina ditta Mussakà a zavora, a bordo del sandolo burabeo ditto Ore d’Oblio, lasciavano le acque tranquille del canale per affrontare le ventose e fastidiose onde di scirocco teso della laguna.
La distanza tra Moranzani e remiera della Giudecca non è tanta ma il vento contrario e il moto ondoso hanno richiesto una ora e mezzo di voga piuttosto difficile, nella speranza che, una volta giunti dagli amici giudecchini, si sarebbe potuto alare la barca.

Alla Giudecca Alessandro ditto Camomilla dimostrava la sua devozione, quasi religiosa, nei confronti del Tirammisù del Laj, mentre un crocal (gabbiano) cercava di aprire, sul molo una bottiglia d’acqua fresca. Per la cronaca: non ci è riuscito!!

Alata la barca i vorabei sono stati riconosciuti da tutti i presenti alla remiera. 
Da cosa sono stati identificati? Dall’abilità ai remi? Dalla prestanza fisica? Dal linguaggio marinaresco?
Niente di tutto questo!
Alla mezza la tavola veniva imbandita: pasta al pesto trapanese, ummus, gorgonzola, salame, vino Ortrugo dei Colli Piacentini, l’immancabile fugassa su ricetta della Giovanna ditta l’Ostessa. Inconfondibili!! Praticamente un marchio registrato. Vo.Ra.Be.

Basi metaforici

Luca ditto Omero

Mentre scrivevo questa cronaca Antonio ditto Aedo, poeta  cantore delle gesta epiche dei vorabei, mi faceva pervenire due mirabili odi dedicate alla mitica Evina ditta Mussakà greca vorabea e alla imminente Vogalonga. Commosso fino all’osso le condivido con tutti:

Evina

Eroina greca del pelo ponneso
Invincibile dea del remo e della navigazione fluviale!
A te elevo il canto
Sublime dei vorabei erranti
e su di te invoco il favore dell’olimpico Zeus
Amen
Ps il tuo ditto rievoca il profumo delle melanzane
Di cui ieri il Lai ha solo fatto menzione
Oggi spero che ne assaporerete il profumo e magari
Perché no
Anche il sapore!

Vogalonga venesiana 2018

Come il fiume giace,
Scorrendo perenne e lieve,
Sul suo letto caldo e accogliente,
Così i vorabei, assetati di gloria e trionfali alcolici,
giacciono sull’epico sandolo e
accarezzano le vogliose e ammiccanti acque
della calda riviera in fiore,
Intingendo i loro lunghi e turgidi remi nell’umido pelo della corrente scivolosa.

Tale fu il panoramico viaggio,
o peregrinazione lagunare,
che collega il ponte dei Cavai
Alla chiusa dei Moranzani.
Lungo il viaggio
Venere osservava con languidi e ammiccanti sguardi dai balconi fioriti
Della riviera lussuriosa e verdeggiante,
Mentre Cupido Lanciava le sue frecce d’amore
dai balconi delle ville patrizie,
Da una riva all’altra del Brenta,
Così che l’equipaggio vorabeo di Ore d’Oblio,
Trasformato dal venereo siero, non si sa se quello avvelenato di Cupido, o quello tracannato in osteria,
Dalla loro iniziale e lieve tociada del biscottin , passava ad una impetuosa successione di remate, talmente forti e  continue, che Tinto Brass, noto erotomane del cinema italiano, avrebbe potuto rappresentare come una esperienza sfrenata di sesso Primordiale, in un film intitolato “nove remate e mezzo”!

Tale era l’energia che
I vogatori imprimevano
Al loro movimento e al loro povero, ma orgoglioso sandolo!
Prima di “venire”, con la decima e decisiva remata,
alla meta agognata,
In quel di Moranzani.































































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