27° Cronaca Vorabea: VOGALONGA

Atletici vorabei,
settecento anni fa, circa, il cronachista Rustichello da Pisa, nelle carceri genovesi, raccoglieva le memorie del mercante viaggiatore Marco Polo e faceva nascere, così, quel capolavoro della letteratura italiana che è “IL MILIONE”.
Oggi, io Luca, ditto Omero, raccogliendo i ricordi svampiti e disordinati di Valter ditto Laj, scrivo sta p.....ata!
Il soggetto sopracitato, avvocato pigro ma volenteroso, mi ha inviato degli appunti di ricordi che ho cercato di armonizzare.
Mutatis mutandis, cambiate le mutande, i risultati sono decisamente diversi! Non è proprio un capolavoro! Anche perché non c’ero.
Per legittimi e insormontabili ostacoli io, Mapo ditto Brasso Bon e Alessandro ditto TreMetri, siamo stati costretti a disertare la 44° VOGALONGA.
Questa assenza forzata, però, ha dato modo ad altri  tre aitanti e valorosi vorabei di mettere alla prova le loro indiscusse qualità di resistenza alcolica ed atletica: la Silvia ditta Cocco, Alessandro ditto Camomilla e Antonio ditto Aedo, hanno consentito, comunque, la realizzazione dell’impresa.

Impresa che ha anche avuto un preludio sabato 19 maggio con la realizzazione della regata dimostrativa denominata VOGAEUROPA, dall’approdo degli amici dell’associazione remiera padovana Rari Nantes, fino al famigerato Ponte Azzurro di Tencarola.
Alle 9 del mattino di sabato prendevano posizione sulla barca messa a disposizione dal maestro Boris Premrù, Valter ditto Laj, Silvia ditta Cocco e Antonio ditto Aedo insieme ad altri due vogatori delle Forcole d’Oro.
Regata veramente internazionale che ha visto la partecipazione anche di un armo tedesco, uno statunitense, e uno austriaco. Non so dei tempi realizzati ai remi ma le foto raccontano di  un’opportuna e impegnativa sosta con brindisi presso il molo della Canottieri Padova.
L’arrivo ha significato per tutti il conseguimento del meritato trofeo di un gagliardetto commemorativo e, soprattutto, del pranzo comune all’Hotel Piroga.

Domenica 20 maggio, canonicamente con il piatto di pasta a colazione a casa di Mapo ditto Brasso Bon, aveva inizio la Vogalonga dei Vorabei. Tutto si è realizzato secondo il rituale: la Silvia ditta Cocco, puntuale, Valter ditto Laj e Antonio ditto Aedo, in ritardo, Mapo ditto Brasso Bon, giratosi dalla parte opposta e riaddormentatosi.
Tutto in proverbiale e classico ritardo: la pasta, il prosecco, un caffettino e l’annuale innaffio della rosa del deserto. Alle 7:30 metà equipaggio partiva per Venezia.
L’altra metà, formata da Adriano il Maestro ditto Rovinassi e da Alessandro ditto Camomilla, fermatasi a bivaccare al Lido, pensava bene di perdere il vaporetto per la Giudecca e di provvedere, quindi, al varo del sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio solo che erano quasi le 9.
Un disastro. Come al solito!
Era tanta la fretta che le forcole non sono state nemmeno fissate e al colpo di cannone, che decreta l’avvio della regata, i vorabei erano ancora dietro l'isola della Giudecca.
Non bastasse il ritardo, le canoe impiccione, le forcole ballerine, ci si è messo anche un vento fastidioso a rallentare il trionfale incedere dell’imbarcazione biancazzurra.
Paolo ditto Sile, in partenza dall’aeroporto di Tessera, giura e spergiura di aver scorto dal finestrino dell’aereo in decollo le linee slanciate del sandolo buraneo e i muscoli guizzanti dei vorabei. Gli crediamo per pietà!
Formazione iniziale: Antonio ditto Aedo e la Silvia ditta Cocco si sono dati il cambio periodicamente nel ruolo di provin, Valter ditto Laj e Alessandro ditto Camomilla si sono alternati al laj mentre nessuno può (e non deve) scalzare Adriano il Maestro ditto Rovinassi, dal suo posto di poppier. Poi, nel corso della regata, a causa di vari tentativi di sopperire alle bizze del meteo, alla stanchezza e anche all’impossibilità di fermarsi al ristoro di Burano i ruoli venivano più volte stravolti e rivisti.
Dopo il classico alzaremi di fronte a casa Toffolo, i vorabei tentavano più volte di inboccare il canale di Cannaregio, senza successo, venendo più volte respinti dal consueto ingorgo di natanti, dal vento e dalla corrente. Dopo innumerevoli tentativi, ben oltre dopo le 13, la situazione veniva risolta dall’autonominatosi comandante dell’imbarcazione. Con l’opinione contraria del resto dell’equipaggio il poppier Adriano il Maestro, ditto Rovinassi, decideva di entrare in Canal Grande, ditto Canalasso, da piazzale Roma.

Inforcando il tunnel sotto la ferrovia e passando sotto il ponte di Calatrava la già spossante VOGALONGA diventava VOGAUNPOPIÙLONGA.
Percorrere a remi il Canal Grande non ha eguali e la Silvia ditta Cocco si compiaceva di questo privilegio mentre il resto dell’armo, probabilmente, porconava per la fame e per la sete.

Ritirata la medaglia commemorativa della partecipazione il moto ondoso del canale della Giudecca motivava gli improperi dei vogatori che rientravano al cantiere della remiera accolti sontuosamente dalle amiche giudecchine. La varietà dei cibi offerti, ahimè anche vegetariani per Alessandro ditto Camomilla, era tale che i vorabei non hanno nemmeno potuto  aprire i loro frighetti per estrarre le loro parche e modeste vivande. Ad eccezione dei mitici liquori al sambuco e alla menta della Vica ditta Spirito, eloquenti ed etilici biglietti da visita vorabei e, all’occorrenza, preziosa valuta di scambio.

Bilancio dell’epopea? Stanchi. Felici. Soddisfatti.
E allora? Iniziano gli allenamenti per la 45° VOGALONGA.

Basi metaforici.

Luca ditto Omero
















































Commenti

Post popolari in questo blog