35° CRONACA VORABEA: DOPO LA VOGALONGA

Liquefatti vorabei,
dopo il prima, il durante, è tempo di
DOPO LA VOGALONGA.
Se si va, poi, si deve rivenire. Ma se partire è un po’ morire tornare è anche peggio.
Infatti per il rientro del sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio dall’isola della Giudecca alla sua abituale dimora sotto il ponte dei Cavai al Bassanello, sabato 15 giugno, si sono resi disponibili solo tre vogatori invece dei quattro necessari: Valter ditto Laj, me medesimo Luca ditto Omero, la Silvia ditta Cocca.
Per questo si è pensato di organizzare il trasferimento nel modo più vorabeo e razionale possibile: si inizia dalla pausa!
Appuntamento alle nove di mattina con Maurizio ditto Brasso de Fero presso il molo prospicente la casa dell’amico, fedele custode, Giorgio, a Mira Porte, dove veniva lasciata un’auto, per poi recarsi tutti a fare colazione nel vicino Bacaro dell’antica chiusa.
Spuncetti vari, peoci ripieni, spiedini, tartine gorgonzola e soppressa, come le sirene di Ulisse, intonavano il loro richiamo nei confronti dei rematori ma di mattina, si sa, c’è posto solo per cappuccino e brioche. E così è stato. 
Ma il proposito di tornare alla sera per uno spritz abbondante costituiva una validissima motivazione per affrettare la partenza.
Dopo la colazione beneaugurante Brasso de Fero accompagnava i vogatori a P.le Roma per prendere il vaporetto e raggiungere la Giudecca. 
I vorabei erano attrezzati con tutto il necessario per la traversata sotto il sole: frighetto con bevande dissetanti e un bel tocco di finocchiona (salame toscano), cappellini e fasce contro il sudore e una forcola vera e propria per il Laj che voga solo con la sua.
Salutato il buon Claudio alla remiera giudecchina più o meno alle 10:30, il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio solcava le acque della laguna con un ritmo non frenetico ma regolare dettato dal provin Silvia ditta Cocca.

Strafregandosene delle indicazioni di Adriano il Maestro ditto Rovinassi che consigliano di restare nei pressi del canale, ci si allontanava, invece, da quest’ultimo, ritenendo molto più fastidioso il moto ondoso prodotto dalle barche a motore di eventuali secche o banchi di sabbia. Navigazione più che tranquilla, sole cocente, mare calmo e a mezzogiorno ci si presentava davanti alle porte della chiusa di Moranzani, rispettando perfettamente i tempi di navigazione.
Ormeggiato il sandolo all’ombra si poteva fare merenda! E un meritato riposino!

Il riposo porta consiglio ma anche il vento della ribellione. L’aria calda e vacanziera del pomeriggio estivo, dopo il caffè, spingeva la Silvia ditta Cocca a manifestare, appoggiata anche da me, un legittimo diniego a proseguire a remi fino a Mira.
È stato a questo punto che si è svelata tutta l’arte persuasiva di Valter ditto Laj, il quale, promettendo pause ravvicinate in bar e gelaterie in sequenza, riusciva a convincere gli sventurati a superare vogando anche il temibile rettilineo di Oriago con la prospettiva: “quando arriviamo vi compro il gelato!” (Tutta la propaganda dei regimi dittatoriali del XX° secolo gli fa un baffo. Il Laj si è meritato sul campo, anzi, sul canale, l’epiteto di Capo e Tiranno).
Dopo l’assolato e noioso suddetto rettilineo si arriva ad un bel molo attrezzato per l’attracco ma la prima cosa che si vedeva, sbarcando, non era il bar promesso ma un’agenzia di Pompe Funebri, con tutta la sua accogliente profezia.
Pungolati da Valter ditto Laj (il Capo) si arrivava comunque a Mira Porte e all’appuntamento lasciato in sospeso con il Bacaro. Spritz e tartine. I vogatori, solo in tre, se le sono meritato!

Il giorno dopo, domenica, si è ricominciato esattamente da dove si era terminato: il bacaro.
Ma questa volta c’era sovrabbondanza di vogatori: Adriano il Maestro ditto Rovinassi, Paolo ditto il Piraña del Sile (il ditto di Paolo è stato mutato e approvato dal CDA dopo aver assunto cospicua dose di peoci allo zenzero alla remiera della Giudecca), Antonio ditto Aedo, Maria Grazia ditta Mariella, me medesimo. 
Valter ditto Laj, presentate ufficialmente le dimissioni dalla qualifica di Capo, abbandonava l’armo per andare a fare la spesa. Abbassata opportunamente la testa per passare sotto il ponte di Mira (l’anno scorso, invece, Laj e Rovinassi si erano scontrati rovinosamente contro il ferro del ponte storcendo tutto il brocon di prua del sandolo) si procedeva e si passava rapidamente anche la chiusa di Dolo. 
A Fiesso i primi segni di stanchezza (causata anche dall’afa) rendevano necessaria una pausa in cui Antonio ditto Aedo si cimentava nel “seccare” la barca colta da piccola infiltrazione (poca roba). Giunti a Stra Paolo ditto il Piraña del Sile veniva richiamato ad impegni familiari lasciando il ruolo di poppier ad Adriano il Maestro ditto Rovinassi, mentre, dopo la merendina, Valter ditto Laj sostituiva Antonio ditto Aedo.
I due rettilinei del Piovego e del Canale San Gregorio sono molto noiosi ma vanno percorsi e, baciati dal sole del tramonto, fotografati dalla Evina ditta Mussakà, i nostri eroi rientravano sotto il salgaro al Ponte dei Cavai al Bassanello alle 18:30.
La Vogalonga 2019 era ufficialmente terminata!

Basi metaforici.

Luca ditto Omero













































Commenti

Post popolari in questo blog