40° CRONACA VORABEA: RESURREZIONE
chi se lo aspettava?
Chi poteva
immaginare che il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio, issato sull’argine del
ponte dei Cavai al Bassanello alla fine di agosto del 2019 ci sarebbe poi
rimasto per un anno intero?
Al
termine della stagione vogatoria del 2019, in effetti, Ore d’Oblio presentava
diversi acciacchi bisognosi di amorevoli cure. In autunno, dopo aver disputato
la regata sul Bacchiglione con una barca prestata degli amici della Rari Nantes
era stato riaperto il cantiere e i lavori procedevano con il ritmo di sempre:
lenti e inesorabili. Ma andavano avanti.
Poi
è arrivato l’autunno con le piogge, l’inverno con il freddo, la primavera con
la pandemia.
Mancavano
solo le cavallette e la pioggia di fuoco e si poteva annunciare la fine del
mondo!
Nel frattempo il sandolo buraneo ditto Ore d’Oblio, in compagnia del sandolo da fossina ditto Creola Vorabea, rimaneva solingo al Bassanello, sorvegliato dal fedele e imponente salgaro, indifferente ai virus e alle paturnie umane. Durante il lockdown di marzo qualche sciagurato ha provato a sciogliere gli ormeggi del sandolo da fossina ditto Creola Vorabea, lasciandolo andare alla deriva, ma gli dei del fiume, nostri numi tutelari, non hanno permesso che la barca andasse oltre la passerella pedonale di via Goito. Un drappello vorabeo di soccorso capitanato da Alessandro ditto Camomilla e dalla Evina ditta Mussakà, prontamente avvisato, interveniva riportando la “piccola” (così affettuosamente chiamata la Creola Vorabea) al suo posto.
A giugno, finalmente, finito l’isolamento forzato dal virus, si poteva riaprire il cantiere e terminare i lavori sotto la guida del proto maior Marco ditto Mapo e del proto minor Valter ditto Laj.
Gioia
immensa!!!
Riparare
il legno marcio, ricollocare il “brocon di prua” (il puntale d’acciaio),
rimuovere l’odiato “sentareo” (listello di legno che a poppa stabiliva la metà
della barca e sfrantumava le natiche di chi sedeva a zavora), riverniciare la
barca nella sua livrea bianca e azzurra, ricollocare al loro posto tutte le
finiture metalliche. Lo zelo dei vorabei in poco tempo faceva tagliare tutti
questi traguardi.
A
fine giugno mancavano solo tre cose per riprendere a navigare: i remi, la
scritta con il nome e il varo.
Con
i remi vecchi, rotti e scheggiati, una domenica di fine giugno, un drappello
vorabeo si recava sotto il ponte di via Garibaldi, alla sede della remiera
Zonca per avere un parere autorevole da parte di un vero maestro d’ascia che
proprio lì sotto sta realizzando una barca ex novo. Dopo aver ammirato il
lavoro dell’abile artigiano è giunta la sentenza inesorabile: remi troppo
compromessi per un restauro, meglio comprarli nuovi.
La Maria Grazia, ditta Mariella, rivelava tutte le sue capacità artistiche affrescando di nuovo il nome Ore d’Oblio sulla fiancata del sandolo buraneo. A questo punto lei, per noi, è diventata Michelangelo/a.
Un
paio di furiosi temporali estivi hanno provato ad affondare il sandolo da
fossina ditto Creola Vorabea e a trasformare in vasca da bagno il sandolo
burano ditto Ore d’Oblio. Ma non ci sono riusciti!
I
vorabei, si sa religiosi e devoti, hanno subito pensato di ringraziare le
divintà fluviali con un pellegrinaggio al santuario votivo della Vo.Ra.Be. :
l’osteria DA ZACCARIA della Giovanna ditta l’ostessa a Tencarola. Durante il
tragitto la Flavia, ancora senza ditto, veniva iniziata alla voga.
La
Silvia ditta Cocco, sacerdotessa per l’occasione, tra cappe lunghe, cappe sante,
calamaretti, fritture e crostate, spronava l’animo di Adriano il Maestro ditto
Rovinassi, Valter ditto Laj, Marco ditto Mapo e me medesimo Luca ditto Omero,
insieme alla neofita Flavia, a raggiungere mistiche vette spirituali che nessun
inno sacro avrebbe mai propiziato!
Gli dei hanno benedetto i vorabei e la vita al ponte dei cavai al Bassanello è proprio tornata con tutti i suoi colori e sfumature. Prova certa di questa resurrezione è stato l’arrivo sul prato trasformato in punto ristoro, domenica 13 settembre, dei vogatori in kayak variopinti della manifestazione “Padova in voga”. I Vorabei hanno condiviso la loro proverbiale ospitalità con i tantissimi rematori che si sono cimentati nel percorso circolare dei canali intorno alla nostra città.
In attesa dei remi nuovi a tutti basi metaforici.
Luca ditto Omero
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