41° CRONACA VORABEA: DEI REMI FACEMMO ALI …
Speranzosi vorabei,
mala tempora currunt, dicevano i latini. Le notizie del contagio che dilaga si rincorrono ma il desiderio di vogare non si placa.
Ecco
perché l’ultima vogata seral/notturna si è svolta alla fine di settembre.
Utilizzando ancora i vecchi remi pieni di “sgresende” (schegge) che si infilavano
nelle mani dei poveri rematori.
A questo punto Adriano il Maestro ditto Rovinassi, impietosito alla vista delle mani sanguinanti dei vorabei si è deciso, ha telefonato ad un noto cantiere veneziano e ha ordinato un paio di remi nuovi fiammanti. Ed è anche andato a ritirarli al Tronchetto, recandone con sé altri due da restaurare.
Il buon mastro carpentiere, però, ne ha preso uno solo. Troppo compromesso l’altro! (faceva schifo!)
All’inizio dell’autunno sotto il ponte dei Cavai al Bassanello due remi lucidi e intonsi attendevano di assaggiare le acque del Bacchiglione. Nel frattempo Alessandro ditto Camomilla e la Evina ditta Moussakà riflettevano sul fatto che i due sandoli avrebbero dovuto trascorrere l’inverno insieme, sotto la protezione dell’amato salgaro. Per questo provvedevano a posizionare nuovi parabordi affinché le due barche non si rovinino tra loro.
I remi non son solo costosi pezzi di legno. Il sommo poeta Dante, nella sua Divina Commedia, nel XXVI° canto dell’Inferno, quello in cui si incontra Ulisse e la sua indomabile tensione al viaggio, del corpo e dall’anima, scrive ad una genìa di veri esseri umani “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” e per realizzare questa impresa occorre volgere la prua a occidente, verso le colonne d’Ercole e spingere forte perché “dei remi facemmo ali al folle volo”.
Per l’occasione
si festeggiava anche il 18° anniversario dei 24 anni della Evina ditta Mousakàs.
Ecco perché sul prato della conca c’erano anche tanti suoi amici. La liturgia
della festa vorabea si è svolta secondo i parametri consueti: alzaremi in onore
delle nuove leve, libagioni varie, tanto prosecco e altri vini. La Evina ditta Moussakà,
finalmente dotata di maglietta col suo nome scritto con caratteri greci perché greca
verace di Atene, è diventata per noi la reincarnazione di Ulisse (ve lo dice
uno che si chiama Omero!) costringendo (invitando) i suoi amici a cimentarsi nella
voga alla veneta. Anche Maurizio ancora senza ditto ha finalmente ricevuto il suo
battesimo del remo dimostrando un equilibrio invidiabile!
Per
il ritorno al Bassanello la Evina ditta mousakas (Mousakas) giura e
spergiura che con la maglietta nuova con sopra il suo nome il sandolo buraneo
ditto Ore d’Oblio sia andato molto più veloce.
Basi
metaforici
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